di Graziano Frigeri
(Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al 27 Ottobre 2014)
Numerosi datori di lavoro, anche su sollecitazione dei Lavoratori, ci interpellano manifestando preoccupazioni in ordine alla possibile diffusione nel nostro Paese del virus Ebola. In particolare desta apprensione l’eventualità del rientro al lavoro di lavoratori africani che dopo un periodo di soggiorno nel Paese d’origine.
Nell’ottica di fornire supporto alle Aziende, consapevoli della rilevanza del problema, ma anche allo scopo di evitare eccessivi allarmismi ed ingiustificate reazioni, riteniamo utile fare il punto della situazione, sulla base delle informazioni attualmente disponibili, provenienti da fonti ufficiali: Ministero della Salute e Organizzazione Mondiale della Sanità.
1) LA MALATTIA DA VIRUS EBOLA (MVE)
Si tratta di una malattia grave, con comparsa improvvisa di febbre elevata, estrema stanchezza (astenia), dolori articolari e muscolari, mal di stomaco, mal di testa, mal di gola. Successivamente compaiono vomito, diarrea, arrossamento diffuso della cute, delle congiuntive, tosse, singhiozzo, dolore al petto, difficoltà respiratorie. Intorno al settimo giorno possono comparire gravi emorragie, esterne (naso, bocca, cute) ed interne (stomaco, intestino, polmoni, utero). La conferma della infezione da virus Ebola è effettuata mediante test virologici. L’attuale epidemia ha una mortalità di poco superiore al 50% dei casi.
Il periodo di incubazione varia da 8 a 10 giorni.
NON È POSSIBILE, ATTUALMENTE, IDENTIFICARE I PAZIENTI DURANTE IL PERIODO DI INCUBAZIONE.
DURANTE IL PERIODO DI INCUBAZIONE IL PAZIENTE NON TRASMETTE IL VIRUS.
IL PAZIENTE DIVENTA CONTAGIOSO QUANDO COMPAIONO I SINTOMI.
La trasmissione del virus (contagio) avviene:
a) per contatto diretto con sangue, liquidi biologici o materiale biologici;
b) per contatto indiretto con oggetti contaminati (es: aghi);
IL CONTAGIO NON SI TRASMETTE PER VIA AEREA, cioè senza contatto diretto con liquidi biologici o materiali contaminati da liquidi o materiali biologici (sangue, urina, feci, vomito, sperma, saliva ecc.).
La probabilità del contagio, bassa all’inizio della malattia (quando è presente solo febbre) aumenta con la comparsa dei sintomi più gravi (vomito, diarrea, emorragie).
2) L’ATTUALE EPIDEMIA
Iniziata nel 2013, l’attuale epidemia di Ebola interessa una zona limitata dell’Africa occidentale: Guinea, Liberia, Sierra Leone.
ATTUALMENTE L’EPIDEMIA NON E’ PRESENTE IN ALTRI PAESI AFRICANI.
La NIGERIA, in cui al 31 Agosto è stato registrato un ultimo caso importato, dopo i prescritti 42 giorni di osservazione, è stata dichiarata il 20 Ottobre libera da Ebola.
In SENEGAL stato segnalato un solo caso in Agosto, introdotto dalla Guinea. Tutti i contatti del caso sono stati sotto osservazione, come prescritto, per 21 giorni, senza comparsa di altri casi. Anche in Senegal, pertanto, non è in corso alcuna epidemia.
Un focolaio sotto controllo è in corso nella Repubblica Democratica del CONGO con 70 casi al 1 Ottobre 2014.
È deceduto il 25 ottobre l’unico caso finora registrato nel MALI, una bambina proveniente dalla Guinea.
Negli USA, finora sono stati segnalati 10 casi, tutti in persone che hanno assistito malati di Ebola: uno deceduto, 5 guariti, 4 in trattamento.
In GERMANIA si sono avuti due decessi e vi sono due casi in trattamento, sempre tra personale sanitario rientrato per curarsi da zone di epidemia.
In SPAGNA una infermiera, contagiata per contatto con missionari provenienti dalle aree infette, deceduti, è guarita.
In FRANCIA si è registrato un caso, guarito; 2 guariti a LONDRA, 1 guarito a OSLO, sempre tra personale sanitario rientrato per curarsi da zone epidemiche.
In ITALIA non vi sono, al momento, casi di malattia. Per due operatori sanitari lombardi, rientrati dalla Sierra Leone, è stata disposta la quarantena domiciliare per 21 giorni, fino al 14 Novembre.
Stessa precauzione per 11 militari USA rientrati dalla Liberia nella base militare di Vicenza.
3) PRECAUZIONI E MISURE IN EUROPA E IN ITALIA
Il 16 Ottobre a Bruxelles i ministri della sanità europei, insieme ai colleghi svizzeri e norvegesi, e a rappresentanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno fatto il punto della situazione, concludendo che:
IL RISCHIO DI PROPAGAZIONE DELLA EPIDEMIA IN OCCIDENTE È MOLTO BASSO.
Sono stati in ogni caso rafforzati i controlli nei porti e negli aeroporti sui passeggeri in partenza dai paesi colpiti (Liberia, Sierra Leone, Guinea).
L’ITALIA NON HA COLLEGAMENTI DIRETTI (VOLI) COI PAESI IN CUI È IN CORSO L’EPIDEMIA
IL RISCHIO DI IMPORTAZIONE DEL VIRUS DA PARTE DEGLI IMMIGRATI IRREGOLARI È PRESSOCHÉ INESISTENTE:.
Infatti, gli eventuali contagiati prima dell’imbarco manifesterebbero i sintomi già durante la navigazione. Lo stato di salute degli immigrati via mare viene sempre accertato prima dello sbarco nell’ambito delle misure adottate per il controllo della immigrazione clandestina (Mare Nostrum).
4) CONCLUSIONI:
NON ESISTE, ATTUALMENTE, ALCUNA RAGIONE PER PRENDERE MISURE PARTICOLARI NEI CONFRONTI DI LAVORATORI CHE RIENTRINO AL LAVORO DOPO AVER SOGGIORNATO IN PAESI DIVERSI DA QUELLI NELL’AREA EPIDEMICA.
I LAVORATORI EVENTUALMENTE PROVENIENTI DALL’AREA EPIDEMICA SONO SOTTOPOSTI ALLE MISURE DI PREVENZIONE PREVISTE DALLE AUTORITÀ SANITARIE DI FRONTIERA.
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